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Dichiarazioni

Ci son volte in cui le parole escono fuori e si allineano, una dopo l’altra, in frasi che suonano bene. Così bene che non rimane alternativa al crederci. Anche se sai che probabilmente sono frottole, anche se sono solo racconti, figurati se sembran vere.
Quando la pelle e le viscere vogliono credere a una cosa non c’è verso: è vera.

Quindi mi preparo a mettere tutte le viscere che ho, proprio tutte, in un concetto o una frase. A trovare modi di credere a quello a cui ho così tanto cercato di non credere più.

Ogni tanto ci sono dei momenti così perfetti che vivere di assoluti diventa quasi necessario. Per dare a quei momenti la dignità che meritano.
Perché “compà io lo penso che ogni tanto perdiamo perché siamo i primi a non crederci”.

E non c’è un momento in cui sotteso a tutto il resto, le nuvole o il sole, i libri liberi o i pattini sul ghiaccio, il risotto senza sale o le fotografie brutte, gli stipendi e il riscaldamento, non c’è un momento in cui in qualche forma, con qualche colore o un profumo che non ricordo, non ci sia un po’ di quell’amore lì, che non sta fermo e mischia tutto.

[don’t you dare
let our best memories bring you sorrow]

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But the fighter still remains

Confusa e felice cantava qualcuna
E i cali di pressione in fatiscenti uffici pubblici ti fan sentire un po’ così
“Oddio signorì, ma che è incinta?”

Sole invernale
Tutto è colorato di questa luce magica
E noi fermi e in movimento sempre
E noi e gli occhi intelligenti
E non mi farò mai più le storie con quelli più giovani di me
Ma ogni tanto è divertente sovvertire

Crederò a qualcuno prima o poi
Sperando di cascare in piedi

Intanto non so se mi restauro o mi consumo
Ma non è vero sempre?

…still a man hears what he wants to hear and disregard the rest.

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En pure

Per spezzare i circoli viziosi a volte basta fare un passo indietro.
Faccio i conti con le trappole per un’ora a settimana (oltre che sempre) e per tutto il tempo nel frattempo c’è quel verbo bellissimo che è barcamenarsi. La cui accezione approssimativa è (almeno nel caso in esame) estremamente liberatoria e illuminante.
E sarò proattiva. Ché tra il difendersi e il pensarsi sempre in difetto c’è tutta la differenza del mondo.

Che aspettare qualcosa di buono non somiglia a non sorridere sovrappensiero. Anzi, è quasi la stessa cosa.

Accorcio la lista dei “da fare” e se farà paura, se farò paura, andrà meglio dopo un po’.
Sono fortunata.

[E forse alla fine si capirà che avevo solo contato male.]
Guarda che sole c’è.

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After the storm

Dopo le fatiche e i passi avanti
Resta quel vuoto del dopo
E la coda emotiva non è mai sufficiente a riempire i buchi

(Lo chiamavano down).

Forse chiedersi cosa passa negli occhi degli altri quando ti guardano è inutile

Quanto spazio e quante altre storie

Che cosa ho voglia di dare?
Non voglio più svuotarmi ma nemmeno avvizzire

Sto.

Oggi è (comunque) un giorno importante.

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Feels like you, smells like you

Ci sono delle persone che in qualche fase della vita sono come dei talismani
Ché lo sai che ci sono, e stai meglio
E ci pensi e ti viene voglia di ridere

E c’è questa forma di amore nuovo
Questo sorridere e la voglia di farsi trattenere in un abbraccio
Immaginarsi nei pomeriggi d’autunno
Quelli che sanno di casa (e non è solo perché stanno arrivando, no)

Come una felpa morbida, qualche presenza .

Mi manca tanto altro
Ma per ora è una bella novità

Anche se non ho futuri reali per noi
Nemmeno prossimi, nemmeno limitati

Ma ho molteplici presenti di sole e sorrisi
E caffè e giornali e un bacio sulla guancia

E mi manchi quando non ci sei, amico

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A chi si prende la vita

C’è chi è capace di partire senza sentirsi mancare l’aria
Chi fa bungee jumping o scuole di kite surf

Chi ha bisogno di conferme sulle frasi
Chi si chiede sempre i perché di quello che è stato

Essere capaci di mollare tutto e correre perché serve sentirsi liberi
Ma anche di avvicinarsi, restare e costruire:
Quale il giusto mezzo?

E mi stanco dei personaggi preparati
Mi affatica smontare i ruoli

Solo vorrei che tutti potessimo, in un momento e senza la fatica di una vita, scoperchiare i nostri vasi di Pandora e mostrarci le nostre paure e i nostri buchi. Fa male innamorarsi dei buchi, ma nessuno si salva da solo, e le paure e le mancanze delle persone si somigliano sempre, si sa.

E quindi a chi si prende la vita penso, considerandomene lontana.
Poi mi rivedo e (mi) rifletto.
E vedo il coraggio che c’è sempre, nonostante non sia onnipotenza come a volte vorrei
E valorizzo quello che c’è.
Davvero.

E quindi brindiamo a chi si prende la vita, e prendiamola un po’ anche noi.

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Don’t let the system get you down

Lo so che l’ho già detto
Ma con la metro
Ottobre la luce le scadenze di lavoro
La pioggia a volte
Ma fa ancora caldo
(E va bene anche come metafora)

Navighiamo su questo inizio autunno
Chiededoci che cosa vuol dire essere innamorati adesso
Ma non è che è successo e non me ne sono accorta?

“È che ho avuto un’illuminazione. Io se uno mi vede credo di essere innamorata di lui”
“Non sei in analisi tu, eh”

E quindi c’è il lavoro che definisce pezzi di sé
E credo sia così per tutti, almeno a tratti
Ma a me piace anche così
Un po’
Almeno

Imparare a non chiedere scusa
A non contare
A non progettare a non proiettare

Ma ancora (rac)conto
Mi vesto di nero quando serve

E se insisti le cose funzionano
A patto di non insistere a vuoto

E anche se non sai come ti senti
Dove sei di preciso
Che fai
Cosa vuoi
Che cosa desideri
(O almeno ti dici di non saperlo)

Va bene lo stesso
Un po’
Almeno

[big city life]

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Lost in the weekend

Andiamo a vivere su Marte
Oppure a Rimini sul mare

Ma non ci sono le terrazze sui tetti
Non ci sono le facce attese che compaiono sopra ad una camicia blu petrolio, e i sorrisi e i buffetti a cui potresti rinunciare
Le letture di tarocchi dicono le cose sbagliate che però forse son giuste, ci guardiamo al di sopra delle figurine e cerchiamo di sdrammatizzare, e riconosciamo la Malvasia nei bianchi sfusi, sorrisi, sorrisi.

E finisce che siam sempre lì, ti lascio tutto per il mio quadrante di Roma
Anche se senza la macchina sembra più grande di un quarto di mondo

Dormo sonni profondi e inspiegabilmente indisturbati, biscotti a colazione, ci vediamo la prossima volta. Forse.

Quanta poesia ci può essere nel portarti a casa sulla canna della bici e respirarti tra i capelli, fosse solo quello, basterebbe.

E assorbo tutto, io.
Wer bin ich?
Assorbo le sensazioni le considerazioni le canzoni
Le proiezioni di quel che penso pensino gli altri

Nelle strade ascolterò la gente
Con i suoi pensieri in fila
Nelle metropolitane nei finesettimana
C’è chi ha voglia di ballare

Ci siamo noi che andiamo a cena con la metro
Che non ci somigliamo ma ci occupiamo un pezzo di cuore

E sono travolta da quanto i miei baricentri siano altrove rispetto a dove avrei pensato

E ce l’ho, quello che voglio
Almeno un po’.

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Pinocchi

Dicono che l’autoironia la devo dismettere.
Ché forse son quei momenti in cui hai davanti due strade: o chiedi per te o lasci passare, ridi, ti metti da parte.
Io neanche a dirlo, che prediligo. Se non chiedi nessuno nega, se non pronunci, se non definisci i confini, nessuno soffrirà, magari tu, ma nemmeno troppo: in fin dei conti, hai scelto. Non ti sei mica lasciata accadere, tu.

Scorrettamente disegni prigioni, e ti ci siedi, obbediente.

Ma in qualche storia Pinocchio era rimasto un burattino, e Cenerentola ballava scalza in mezzo alla gente.

E se c’era lo spazio per tutti, c’era anche per te.

Quindi lo dico:
Ti voglio bene ma non ti amo
Vorrei passare del tempo con te
Forse ho sbagliato (ma forse no)

E andrà bene uguale
O magari anche meglio, eh.

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Futuribilismi

Immagino futuri possibili e diversi, immagino immagini, e facce indefinite, immagino amori e progetti. Nelle pause, tra musica e cielo che guardo dal finestrino, sedile posteriore, libri nuovi nella borsa di stoffa, come quando ero bambina.

Corrono, senza briglie, e io fotografo le possibilità, cercando di mandare a mente che non sono diminuite, loro, perché io so chi sono. Tutt’altro. Spazi nuovi e cielo di un altro colore.

Vedo M. e le sere sul divano a leggere, insieme, P. e le notti in cui imparare amori nuovi, vedo M. e libri contabili, e le risate, vedo A. e il momento in cui saremo più simili, vedo dei figli, vedo nuovi capi, vedo D. e le vacanze in camper, coperte di pile e divani. Vedo nuove città ma poi tornare a casa, tanti libri da leggere davvero. Vedo tante persone intorno, in un quartiere a misura d’uomo nonostante la città. Vedo delle mani sulle mie spalle, ferme, il sole e la pioggia. E mi esercito a rompere il velo di carta tra me e le possibilità reali, e mi esercito a pensare che siano davvero possibili.

La prima volta che mi ha baciata, V. mi ha detto che avevo l’ombra d’oro. Ché eravamo baricchiani, e piccoli, dei cuccioli, lui più di me, che è già un gran dire. Hai l’ombra d’oro, quando entro in una stanza lo so se ci sei o no. Ho comprato Questa storia in libreria e aperto ad una pagina a caso. Ed era quella dell’ombra d’oro. E mi è sembrato magico.

Era tutto perfetto, sembrava un film. Ma forse era solo perché prima non l’avrei immaginato, da sola, guardando dal finestrino.

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