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Irresponsabile

Ho commesso una leggerezza.
Ho aiutato chi non ne avrebbe avuto diritto, ma non ho procurato posti di lavoro, non ho fatto favori, non ho pagato marchette, non ho offerto prestazioni sessuali in cambio di qualche vantaggio.
Non ho imbrogliato ad un concorso pubblico, e forse moralmente ciò che ho fatto è meno d’impatto di quella volta che ho raccolto gli occhiali smarriti nel camerino di Benetton.
Non conta nulla, se non il bollino di irresponsabile tra chi conta di quelli che lavorano con me.
Non ho causato danni economici (e se ho capito qualcosa del mondo vero, questo più di tutto il resto mi sarà di assoluzione, infine).
Ho fatto una stupidaggine, e per questo mi arrovello.

Ché quelle come me non ci sono capaci, di fare cazzate, m’è preso il mal di pancia anche quella volta degli occhiali, a me.

Ma magari una macchia nera, una mancanza, potrebbe alleggerire, qui, potrebbe alleviare i modelli di comportamento, qui. Ma no, qui conta che ognuno coltivi il suo giardinetto e stia bene con sé, qui. Se sei generoso sei scemo, qui.

E avrei bisogno di sviscerare l’accaduto cento e cento altre volte, come sempre quando faccio le cazzate, e non so chi c’è ad aver voglia di sentire i miei arrovelli, forse nessuno liberamente, ma certo sarebbe bella la sensazione di generare senso di protezione, anziché esercitarla, almeno una volta, cosi, per cambiare.

E quindi se sembra una lamentazione, è quello che è.
Andrà meglio, e una stupidaggine a decennio si tollera, d’altra parte.

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Idilli

Decidere la vita in tre settimane, alla mercé di chi ti giudica, fa schifo.

Fare esami farlocchi, per cui non hai speranza e la commissione, per giunta, ti è avversa, fa schifo.

Accorgersi ad un tratto che il tuo sex appeal ha smesso di marciare al tuo fianco (verso grandi traguardi…?) ma ad un certo punto, semplicemente, si è voltato se se n’è andato per i fatti suoi, fa quasi altrettanto schifo.

Quindi non me ne voglia il karma se oggi ho comprato un amaro per una cena tra amichetti, e quando il farmacista che mi ha venduto il collirio (ho anche l’orzaiolo, n.d.r., perché il mio corpo sta per dire basta allo stress) ha sbagliato con il resto, regalandomi dieci euro e, metaforicamente, l’amaro suddetto, non ho protestato.

Passerà.

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Insanity is walking around.

Ho una rabbia inspiegabile, dentro.

Esce quando il sito di Trenitalia mi frega facendomi pagare soldi senza ottenere quello che vorrei (e io sarò pure un po’ foca ma non mi ritengo l’ultima mentecatta. Chissà come fa la gente peggio di me, a vivere).

Esce quando sono stanca e mi sento sovrastata, avrei voglia di spaccare tutto, urlare, lanciare il computer dalla finestra.

Migliora quando sposto l’attenzione dalle cose che mi mettono ansia. Anche se, bisogna dire, la soglia dell’ansia galoppa verso la quotidianità e le minchiate di tutti i giorni, dato che il problema numero uno (aka università), il due (io non so guidare), il tre (aspetta i risultati per i prossimi 12 giorni, fasciarsi la testa è insensato e irrispettoso) sono abilmente rimossi dai pensieri, quasi sempre. E lo testimonia il fatto che, in particolare da vari mesi a questa parte, anche in queste pagine si parla quasi esclusivamente di sensazioni e sentimenti, e gli spunti altri sono eliminati (ahi). La rimozione funziona. Tranne nel dormiveglia.

Il dormiveglia però si ripropone varie volte al giorno, visto che, nonostante la mia pluricelebrata natura di marmotta, dormo male. Mi sveglio molte volte per notte, non ricordando cos’ho fatto la sera prima ma crogiolandomi nei miei pensieri ottovolante. Ho dormito bene solo nel letto di A., e forse è per questo che adesso sono così curiosa di vedere dove ci porteranno gli eventi.

Devo resistere e non eccedere con la valeriana.
Devono solo passare un po’ di mesi.

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Oscillando (senza essere plasma)

I could put a little stardust in your eyes
Put a little sunshine in your life

Oscillo tra i balletti con Mika, sotto la doccia, e Barry White alla scrivania.

Rischio di commettere omicidi perché al decimo ‘beata te che hai così tanta forza di volontà e stai ancora studiando’ in quattro giorni, sono messa alla prova anch’io. Mai capita sta cosa, secondo voi noi ‘con la forza di volontà’ non facciamo fatica? Tipo Mosè? Mi fossi accorta prima del dono, accidenti.

Mi arriccio i capelli leggendo un altro giallo.

Mando messaggini ambigui. E non attendo risposta. Il 2.0 della sicurezza in me stessa (il primo era smettere di non credere alle cose che mi capitano. M. in particolare).

Mi domando se in futuro mi mancherà, la sensazione di essere (ancora) sotto esami. Ma tanto dicono che non finiscono mai, quindi forse è una domanda stupida.

I’ve heard people say that
Too much of anything is not good for you, baby
Oh no
But I don’t know about that
There’s many times that we’ve loved
We’ve shared love and made love
It doesn’t seem to me like it’s enough
There’s just not enough of it
There’s just not enough
Oh oh, babe

p.s.
non so se lo noterà qualcuno
ma questo titolo
è il più nerd della storia

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Boiling.

Sono giorni strani e centrifugati.

Nervosismi da coinquilineria
(che intender non la può chi non la prova. E forse, beato lui),
amori da famiglia
(V. ‘…quando dici la vita facile’
C. ‘Cazzo ma non è possibile, dici? Quello dovrebbe essere un ente pubblico’
V. ‘Perché, non le hai mai sentite ste cose? I concorsi si aggirano. Stai nella famiglia giusta e non avrai nessun problema, punto. E poi dicono che la lotta di classe non è la prima cosa. Certo che è la prima cosa’),
stakanovismo un po’ per passione un po’ per ansia da prestazione.

Obbiettivi, finalmente.
Posso di nuovo guardare al mondo nelle mie scarpe.
E per quello che non ci sta, troverò il tempo in un futuro più o meno prossimo, o forse mai.

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Ancora giustificazioni, nell'attuale stato di cose.

Certo che se calcoli

che l’auletta autogestita ‘è una festa e Cla abbiamo sbagliato a venire qua’
che la pasta al tonno la odio
che soprattutto non sopporto gli ignavi
che la somatizzazione delle mie ansie è ciò che mi caratterizza maggiormente in questi giorni
che ho un senso di colpa cronico e (nella maggior parte dei casi) ingiustificato

viene da sè la mia scarsa sopportazione dei secchioni, no?

Invece sto qui.
A guardare queste facce note.
A godermi le occhiate complici con le donne.
A ridere.
E chi se ne importa del resto.
It’s a beautiful day lo dice anche il lettore.
(sorrido)

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Convivendo

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Come fare a spiegare brevi concetti quali:

La tua musica fa vomitare. E’ house e non piace nemmeno ad un sacco di truzzi.
Se sbatti le porte la gente pensa che tu sia arrabbiata per qualche motivo e se non c’è motivo razionale per cui tu possa essere arrabbiata (con la suddetta gente), la gente si irrita un po’.
Non hai la chiave di volta per capire l’universo intero, quindi chi ti dà il diritto di iniziare ogni conversazione con il cipiglio (e a volte proprio l’affermazione) ‘tu non puoi capire’.
Non è escluso che alla gente che ti sta intorno non importi niente dei fatti tuoi.
Non è escluso che la gente che ti sta intorno se va a dormire non gradisca essere svegliata da chi parla forte al telefono.
Non è escluso che tu fatichi a capire che se vuoi un rapporto di amicizia devi dare qualcosa oltre che ricevere e condividere del tempo con le persone.

Com’è difficile certe volte.

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