Ho commesso una leggerezza.
Ho aiutato chi non ne avrebbe avuto diritto, ma non ho procurato posti di lavoro, non ho fatto favori, non ho pagato marchette, non ho offerto prestazioni sessuali in cambio di qualche vantaggio.
Non ho imbrogliato ad un concorso pubblico, e forse moralmente ciò che ho fatto è meno d’impatto di quella volta che ho raccolto gli occhiali smarriti nel camerino di Benetton.
Non conta nulla, se non il bollino di irresponsabile tra chi conta di quelli che lavorano con me.
Non ho causato danni economici (e se ho capito qualcosa del mondo vero, questo più di tutto il resto mi sarà di assoluzione, infine).
Ho fatto una stupidaggine, e per questo mi arrovello.
Ché quelle come me non ci sono capaci, di fare cazzate, m’è preso il mal di pancia anche quella volta degli occhiali, a me.
Ma magari una macchia nera, una mancanza, potrebbe alleggerire, qui, potrebbe alleviare i modelli di comportamento, qui. Ma no, qui conta che ognuno coltivi il suo giardinetto e stia bene con sé, qui. Se sei generoso sei scemo, qui.
E avrei bisogno di sviscerare l’accaduto cento e cento altre volte, come sempre quando faccio le cazzate, e non so chi c’è ad aver voglia di sentire i miei arrovelli, forse nessuno liberamente, ma certo sarebbe bella la sensazione di generare senso di protezione, anziché esercitarla, almeno una volta, cosi, per cambiare.
E quindi se sembra una lamentazione, è quello che è.
Andrà meglio, e una stupidaggine a decennio si tollera, d’altra parte.