Per andare dal punto A al punto B a volte sarebbe comoda una retta, una poco-curva, una geodetica se serve (che concetto prodigioso, poi).
E io invece sto imparando che i veri percorsi sono tortuosi, mischiati, nebbiosi, e certe volte prevedono che siano voltate le spalle alla destinazione d’arrivo. Necessariamente. Poi, i tornanti.
Avverto che all’improvviso l’aria è cambiata, sarà che qualcuno si è portato via il caldo intollerabile di luglio, e si può dormire in luoghi che non ti appartengono, e si può svegliarsi presto e intontiti, e fare amicizia coi vicini di tavolo al bar, facendo colazione, e stare, attraversare, non chiedere, non ridere, godere del momento, e basta.
Ho nuove persone che brillano di una vicinanza inusuale e bella, ho vecchi pezzi di cuore e braccia e anima che mi girano intorno e progettano partenze, ho casa e la città che è più vera che mai.
Ho una pelle nuova sgusciata dalla mia scorza protettiva, un nuovo senso del tempo e delle attese, la prospettiva dei saggi, ma solo un po’. E l’impazienza dei bambini. Sarà che ho un nuovo apparecchio ai denti.
(Amore mio, è arrivata l’estate)