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La via più breve

Per andare dal punto A al punto B a volte sarebbe comoda una retta, una poco-curva, una geodetica se serve (che concetto prodigioso, poi).

E io invece sto imparando che i veri percorsi sono tortuosi, mischiati, nebbiosi, e certe volte prevedono che siano voltate le spalle alla destinazione d’arrivo. Necessariamente. Poi, i tornanti.

Avverto che all’improvviso l’aria è cambiata, sarà che qualcuno si è portato via il caldo intollerabile di luglio, e si può dormire in luoghi che non ti appartengono, e si può svegliarsi presto e intontiti, e fare amicizia coi vicini di tavolo al bar, facendo colazione, e stare, attraversare, non chiedere, non ridere, godere del momento, e basta.

Ho nuove persone che brillano di una vicinanza inusuale e bella, ho vecchi pezzi di cuore e braccia e anima che mi girano intorno e progettano partenze, ho casa e la città che è più vera che mai.

Ho una pelle nuova sgusciata dalla mia scorza protettiva, un nuovo senso del tempo e delle attese, la prospettiva dei saggi, ma solo un po’. E l’impazienza dei bambini. Sarà che ho un nuovo apparecchio ai denti.

(Amore mio, è arrivata l’estate)

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Fine estate

La mia fine estate così si prepara, in spiaggia, all’ombra di una pianta e con un thriller appena terminato accanto. Le onde e il mare blu, il segno del costume come mai, da tanto. Aspettando un amico che porti le arancine, preoccupato dei miei dichiarati propositi atletici, dietistici o pseudo tali, peraltro completamente campati in aria. Tante sensazioni hanno occupato la mia mente in questi giorni siciliani, più di tutto un senso di lontananza enorme, riposante, ineluttabile e positiva.

La mia fine estate così mi coglie, mentre spolvero la sabbia rimasta sul copritelo della tenda, mentre leggo email lavorative direttive, che arrivano alla spicciolata da Cipro turca.

La mia fine estate così si insinua, silenziosa, tra i propositi e il mettere la testa sotto il cuscino, tra un coinquilino da scoprire e tante cose da dire, da scrivere, da provare.

Dopo quelli che erano giorni e sembrano mesi, a riempirsi gli occhi di blu, è di nuovo Roma, con la voglia di ripartire e di ri-partire, che sembrano contrapposte e invece sono vicine e affini.

Settembre non ci prenderà.
O forse sì, e sarà anche meglio.

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A huge videogame

A volte mi rendo conto che certi momenti, il modo di viverli, la pretesa di stare sulla difensiva quando invece avresti tanto da condividere, ecco quei momenti, la vaghezza con cui li descrivi e ti ritagli addosso responsabilità e conflitti mancati, quei momenti, sono come un enorme videogame. Puoi giocare, se vuoi. Io, di sicuro qualche colpo lo perdo. Mio malgrado, eh.

Mai stata portata per l’elettronica.

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